Considerazioni sui risultati dello studio preclinico sull’amfotericina B in fibrosi cistica
Sulla rivista “Nature” di marzo 2019 sono stati presentati i risultati di uno studio preclinico sull’amfotericina B nella Fibrosi Cistica (FC). Nella FC le mutazioni del CFTR compromettono la secrezione epiteliale di bicarbonato ( HCO3) e Cloro (Cl), riducono il pH del liquido di superficie delle vie aeree, aumentano la viscosità del muco rendendone difficoltosa la sua rimozione. Di conseguenza, il muco che ristagna nei bronchi determina dapprima ostruzione, poi infezioni ricorrenti che portano nel tempo a insufficienza respiratoria.
Nello studio viene riportato che l’amfotericina B, già in commercio come farmaco antimicotico, è una piccola molecola che forma canali ionici non selettivi, in grado di ristabilire la normale secrezione di HCO3 e aumentare il pH del liquido di superficie delle vie aeree negli epiteli bronchiali coltivati da pazienti FC. L’amfotericina B ha anche ripristinato il pH del liquido, la viscosità e l’attività antibatterica in colture primarie di epitelio proveniente da pazienti con FC con mutazioni diverse, anche proveniente da quelli che non producevano CFTR. Questa molecola agirebbe come trasportatore di bicarbonato di sodio, ripristinando, a livello polmonare, i processi di difesa antibatterica che dipendono essenzialmente dalla concentrazione di questo sale.
Successivamente l’amfotericina B è stata testata anche in vivo, in un modello animale di fibrosi cistica. In questo caso è stata direttamente utilizzata una formulazione farmaceutica della molecola, che è stata somministrata ad alcuni maiali bioingegnerizzati, cioè resi simili ai pazienti FC per riprodurre i sintomi della malattia. Negli esemplari sottoposti al trattamento è stato notato, un aumento del pH del liquido della superficie delle vie respiratorie. Si pensa quindi che canali ionici non selettivi costituiti da piccole molecole di amfotericina B possano ripristinare la fluidità, il pH e le difese dell’ospite negli epiteli delle vie aeree dei pazienti FC per mezzo di un meccanismo indipendente dal CFTR e quindi dal genotipo.
Naturalmente si tratta di studi preclinici cioè ancora non effettuati sull’uomo e quindi occorrerà attendere ancora qualche anno per conoscere la sicurezza e reale efficacia sui malati FC.
A cura di prof.ssa Serena Quattrucci, Consulente Scientifico LIFC